papa-francescoIl 19 marzo il Papa ha parlato a circa 300 giovani riuniti a Roma per un incontro in preparazione del Sinodo che si terrà ad ottobre. Nel suo discorso ha toccato molti punti importanti e provocatori.

Osate “sentieri nuovi”, uscite dalla logica del “si è sempre fatto così”: bisogna stare in modo creativo nel solco dell’autentica tradizione cristiana. E’ il forte appello di Papa Francesco. Giovani di vari Paesi del mondo, non solo cattolici, ma anche di altre confessioni cristiane e religioni. Il Papa mostra di conoscere molto bene il mondo dei giovani e i loro problemi. A loro chiede di parlare apertamente, senza vergognarsi, in questa Riunione pre-sinodale.

Bisogna rischiare anche se accompagnati dalla prudenza, perché altrimenti “un giovane invecchia e anche la Chiesa invecchia”.

Oltre la logica del “si è fatto sempre così”

E voi ci provocate a uscire dalla logica del “ma, si è sempre fatto così”. E quella logica, per favore, è un veleno. Ma è un veleno dolce, perché ti tranquillizza l’anima oggi e ti lascia come anestetizzato  e non ti lascia camminare. Uscire dalla logica del “sempre è stato fatto così”, per restare in modo creativo nel solco dell’autentica Tradizione cristiana, ma creativo.              

Parlate apertamente

I giovani poi “vanno presi sul serio”: non bastano analisi sul mondo giovanile, bisogna interpellarli anche se è vero che “non sono il premio Nobel alla prudenza” e a “volte parlano con lo schiaffo”. “Qualcuno pensa che sarebbe più facile tenervi a ‘distanza di sicurezza’,  così da non farsi provocare da voi”, nota il Papa esortando invece a prenderli sul serio perché “non  basta scambiarsi qualche messaggino o condividere foto simpatiche”, altrimenti si cade nella “filosofia del trucco”: “siamo circondati da una cultura che, se da una parte idolatra la giovinezza cercando di non farla passare mai, dall’altra esclude tanti giovani dall’essere protagonisti”.

A loro volta, i giovani devono parlare con la “faccia tosta”, in questa settimana, senza vergognarsi magari di un cardinale.

La disoccupazione giovanile spinge a depressione o violenza

Poi, si sofferma sul dramma della disoccupazione. Spesso – ricorda – “vi trovate a mendicare occupazioni che non vi garantiscono un domani”, in tanti Paesi, ad esempio in Italia quella dai 25 anni in su è circa il 35%  in altri paese vicini, anche del 50%.

Cosa fa un giovane che non trova lavoro? Si ammala – la depressione -, cade nelle dipendenze, si suicida – fa pensare: le statistiche di suicidio giovanile sono tutte truccate, tutte -, fa il ribelle – ma è un modo di suicidarsi – o prende l’aereo e va in una città che non voglio nominare e si arruola nell’Isis o in uno di questi movimenti guerriglieri. Almeno ha un senso da vivere e avrà uno stipendio mensile. E questo è un peccato sociale! La società è responsabile di questo.

A cura di don Bruno Meneghini