(don Bruno Meneghini)

Per me è Natale quando non sentirò più parlare di “senza fissa dimora” che dormono e muoiono di freddo sulle panchine delle città, con la gente che passa indifferente sullo stesso marciapiede. Non vedremo più disoccupati o stranieri che vivono in macchina o sotto le pensiline dello stadio e non ci saranno più persone per le quali “non c’era posto per loro”: I letti vuoti nelle nostre case e nelle nostre  strutture ci gridano che così non è Natale. Se Gesù si è fatto così prossimo, come potrò io dirmi cristiano senza cercare di imitarlo?

Per me è Natale se nelle recite natalizie, magari con un po’ di sforzo intellettivo, si fa risuonare anche il nome di Gesù, se non per fede almeno come fatto storico e per evidenza culturale, visto che per questa occasione si fanno anche le vacanze scolastiche. Si parla di babbo natale, di Lapponia…. ma guai parlare di Gesù, di Betlemme, di Lieto annuncio, di secoli di storia e di valori. Il tutto per un molto malinteso senso del “rispetto” di altre idealità e religioni presenti tra noi.   Ma in che cosa ci confrontiamo e che cosa condividiamo, se in un solo colpo tagliamo le fondamenta della vita delle persone, della storia e di molti valori del nostro vivere sociale? Non solo addobbi e luminarie, ma valori e scelte di vita coerenti.

Per me è Natale se, entrando in un supermercato, non vi troverò più interi scaffali colmi di ogni tipo di alimenti, di prodotti di pulizia e da toilette…. Per cani e gatti! Così come se togliamo dal vocabolario usato in TV la parola “adozione”, parlando di animali abbandonati, Io sono per il rispetto del Creato e di tutte le creature, ma non vorrei si mettessero sullo stesso piano i bambini ed i gatti, gli uomini e gli animali. Anche a livello puramente biologico ogni specie tende a proteggere i propri elementi più fragili e, solo Dio sa, quanti bambini sono oggi abbandonati, lasciati soli, denutriti, sofferenti e, per loro, non troviamo spazio nei nostri cuori, nelle nostre case o quando facciamo la spesa.

Per me è  Natale quando i nostri Amministratori della cosa pubblica si daranno la possibilità di vivere “dal di dentro” le situazioni concrete delle persone per le quali sono tenuti a farsi carico. Soprattutto di quelle più fragili e indifese. Si potrebbero allora eliminare i tanti biglietti di auguri di circostanza che giungono in questi giorni nelle nostre case e, in loro luogo, vedere impegni e non promesse, presenze e non fughe, progetti e non tagli.

Per me è Natale quando saremo capaci di costruire relazioni sincere e non considereremo più gli altri come nostri avversari ma amici con i quali lavorare insieme, perché i tempi nuovi e la vita buona dipendono principalmente da ciascuno di noi.

Per me è Natale quando sarò davvero capace di accettare l’Evento nei suoi valori essenziali, compiendo un cammino di fede capace di sentire la presenza di Gesù nella vita di ogni giorno, senza dare spazio alla superficialità e all’effimero che oggi spesso mi condizionano.

Allora sarà un BUON NATALE