Il rapporto Eurispes ( Ente che opera, per conto di imprese, Enti pubblici ed Istituzioni Internazionali, nel campo della ricerca politica, economica, sociale e della formazione ) sottolinea che dal 1999 il territorio di Roma e provincia è in stato di emergenza. Nonostante ciò, ancora oggi, lo smaltimento dei rifiuti urbani dei 119 Comuni della provincia, avviene , per ca. 80 % nelle discariche di Malagrotta, Roncigliano (Albano), Bracciano e Guidonia, già sature, dopo essere state, per ovviare temporaneamente ad urgenti esigenze di smaltimento, più volte ampliate per ricavare ulteriori ricettività tampone, ormai in via di esaurimento. Ed inoltre, nell’area metropolitana di Roma, nel periodo 2003 – 2004 si è registrato un incremento di conferimento in discarica del 6 %, che ha elevato l’entità totale del conferimento stesso a valori di oltre l’80 %. In controtendenza con l’andamento della media nazionale che dal 72.4, del 2000, è scesa al 53.5, nel 2003. Il che viene ampiamente avallato dagli esiti di una indagine condotta da Legambiente e da “ Il Sole 24 ore “ sulle condizioni della qualità ambientale, in Italia. Infatti, nella speciale classifica dei 103 Capoluoghi di Provincia nazionali, i cinque Laziali si collocano tutti al disotto della posizione centrale, in quanto, in essi, si rileva una elevata quantità di rifiuti prodotti pro-capite ( Da 500 a 700 kg/anno, pari a kg/giorno 1.4 – 1.9, rispetto la più frequente media di 1.0 kg/giorno) ed alla modesta percentuale di raccolta differenziata che, solo a Roma, di recente, a raggiunto valori del 18 – 20 %. Mentre la media regionale risulta essere soltanto dell’11.1 % ( meno dell’11.36 della Campania ) tranne qualche sporadica ( anche se molto significativa, ai fini dei risultati conseguiti) eccezione , come l’esperimento della raccolta porta a porta che Ciampino sta conducendo in contrada “Folgarella”, che, in due mesi, ha consentito di quasi quadruplicare il recupero dei rifiuti, portandolo al 54 %. Tutto ciò, nonostante l’esistenza di una specifica normativa in materia che trova riscontro nel citatissimo Decreto Ronchi n.22/97, comprendente i contenuti di precedenti provvedimenti di legge nazionali e le Direttive della Comunità Europea, che stabiliscono obiettivi e tempi di attuazione in materia di riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti ( specie per quanto attiene agli imballaggi ) ed inoltre fissavano, per il 2002 un conferimento in discarica del 28 % di elementi residuali ( non altrimenti utilizzabili ), a condizione che, in quella data, si sarebbe raggiunta una percentuale di raccolta differenziata del 35 %. Obiettivi, alla luce dell’attuale situazione, ampiamente disattesi a causa della scarsa sensibilità , miope valutazione della reale natura e portata del problema “ Rifiuti” e, soprattutto, della esigua propensione ad affrontare ed avviare a soluzione il problema stesso, da parte dei responsabili di tutti livelli Istituzionali. Trascuratezza e disattenzione che ha prodotto l’inevitabile, devastante e non facilmente reversibile degrado socio-politico ed economico-ambientale-sanitario della Campania che, giornalmente le emittenti televisive, ci propongono nell’interezza della sua gravità. Il che, ci si augura, costituisca un provvidenziale monito per quanti, Cittadini compresi, nell’ambito dell’ esercizio delle Loro funzioni, hanno il dovere di attivarsi, con ogni mezzo, per evitare che un simile scempio interessi anche altre aree a rischio, piuttosto che disperdere inutili energie per alimentare annose e pretestuose dispute di natura politica, sull’opportunità, o meno, di realizzare un termovalorizzatore , mentre il pericolo emergenza avanza inesorabilmente. Non si riesce a capire come ciò possa accadere anche in una situazione di gravità estrema, come quella di Napoli, dove le emissioni e prodotti di risulta del funzionamento del modello meno efficiente di inceneritore costituirebbero un’inezia rispetto all’enorme inquinamento ed i veleni prodotto e liberati nell’aria dalla combustione di montagne di rifiuti. A maggior ragione, non dovrebbe trovare ostacoli ( tranne che per situazioni ancora oggettivamente risolvibili facendo ricorso a metodologie di smaltimento che si avvalgono di strutture di gran lunga meno onerose, per nulla, o quasi, inquinanti, che escludono il notevole costo di E.0.1335, pari a ca,. L. 260/Kg, di rifiuti per il conferimento in discarica o all’impianto di combustione e che, per contro, assicurano introiti ai Comuni, da parte dei Consorzi Obbligatori preposti al recupero ed al riciclaggio delle varie tipologie di rifiuti differenziati ) l’installazione di una struttura di ultima generazione, il cui funzionamento, assicurano i sostenitori competenti in materia, è basato su criteri scientifici e tecnologie d’avanguardia tali da garantire il rispetto della’ambiente e della sicurezza sanitaria, oltre a costituire il miglior metodo per ridurre il volume dei rifiuti solidi urbani, per abbattere le potenziali proprietà infettive dei rifiuti provenienti dalle strutture ospedaliere , nonché la potenziale tossicità dei rifiuti di natura chimica. Come dimostrano i valori dedotti dal monitoraggio delle emissioni delle strutture in attività, che risulterebbero essere, in genere, tutte al disotto dei limiti imposti agli inceneritori dal DL 133/2005 per le emissioni in atmosfera. Anche se si precisa che tali caratteristiche e valori sono riferiti ad una condizione di funzionamento ottimale dell’impianto, mentre in casi di: – combustione incompleta; – temperature d’esercizio troppo alte o basse; – scarsa efficienza dei dispositivi di abbattimento degli inquinanti; – avvio o di arresto dell’impianto; e, soprattutto, quando non si dispone di operatori in grado di provvedere ad eliminare celermente improvvise anomalie di funzionamento, potrebbero assumere livelli maggiori, liberare nell’aria diossina e furano (Composto organico tossico che può essere cancerogeno, ottenibile, per sintesi dal legno) , oltre a vapori di mercurio, cadmio e piombo. Tutti prodotti di non trascurabile tossicità, sulle possibili conseguenze dei quali si basa la tesi dell’altra corrente di pensiero che esprime pareri decisamente negativi sulla compatibilità dei 50 termovalorizzatori esistenti in Italia, con la salubrità degli ambienti circostanti. Per cui, forse la proposta avanzata da Greenpeace al ministro dell’ambiente di concedere una moratoria di 10 anni (forse un po’ troppi ) relativa all’installazione di nuovi impianti di incenerimento, se accolta, potrebbe consentire di prendere delle decisioni più ponderate, prescindendo dall’attuale emotività indotta, in proposito, dall’effetto Campania e fondate su un’oggettiva necessità , magari dopo aver provveduto ad accertare l’eventuale non rispondenza dei sistemi di smaltimento più sperimentati e tradizionali ed aver avuto modo di individuare fra le realtà esistenti e quelli che il progresso scientifico proporrà in un non lontano futuro, la soluzione più confacente alle generali aspettative. Comunque, per allontanare l’incombente pericolo dell’estensione del dramma rifiuti occorre non perdere altro tempo per la messa in atto di tutti i provvedimenti ed accorgimenti necessari per il conseguimento quanto più possibile vicino agli ambiziosi obiettivi stabiliti l’1 Febbraio 2008 dalla Giunta Regionale del Lazio, in occasione dell’approvazione degli indirizzi per l’adeguamento del “ Piano Regionale Rifiuti “, che prevedono, entro il 2008 ed il 2012, l’elevazione della Raccolta Differenziata dall’attuale 15 %, rispettivamente al 45 e 65 %. Ipotesi non tanto utopistica se si analizza la composizione della massa dei rifiuti, che risulta essere, all’incirca, formata: – del 30 %, in peso, di materiale organico; del 25 % di materiale cartaceo, del 13 % di plastica, dell’8 % di vetro, del 4 % metalli e del 20 % di legno, stracci, pile, batterie, medicinali vernici, ingombranti ed inerti, oli minerali e commestibili esausti, ecc. Composizione che solo in virtù: – della disponibilità a “regredire per migliorare” , nel senso di tornare a riscoprire il valore , quasi affettivo, degli oggetti dei quali ci serviamo quotidianamente; – di una maggiore propensione al risparmio , fra l’altro imposta dall’attuale crisi economica, per riuscire ad adeguare il tenore di vita alle diminuite disponibilità di risorse; – dell’effettiva esigenza di acquisto della miriade di prodotti in commercio ( molti inutili ed in gran parte usa e getta ) incessantemente, reclamizzati dai mezzi d’informazione; – dall’intrinseco valore degli articoli commerciali, a prescindere dai voluminosi ed accattivanti imballaggi adoperati da molte aziende; – dalla possibilità di riparazione, riuso e riciclo dell’oggetto da acquistare; e dalla valutazione dell’opportunità della diretta utilizzazione di ogni prodotto di scarto, prima del conferimento, consentirebbe una immediata riduzione dei rifiuti giornalieri. Se poi si prende in considerazione l’ipotesi di poter disporre, in tempi relativamente brevi, come più volte assicurato dagli Amministratori locali, di un’ Isola Ecologica ben dimensionata, adeguatamente attrezzata e tecnicamente ben gestita, cioè atta a sopperire alle esigenze di conferimento di tutti i rifiuti recuperabili prima elencati e soprattutto, di quelli pericolosi, ivi compresi: componenti elettronici ed elettrodomestici, in genere ( Anche se il D L.vo, 151/2005, stabilisce, per questi ultimi, l’obbligo del distributore di ritirare gratuitamente il vecchio apparecchio, alla consegna del nuovo. Inoltre a Marino, attualmente, è in funzione un servizio a domicilio gratuito per il ritiro degli ingombranti, contattabile attraverso il n. t.co 3496546460), il recupero di buona parte dei materiali di scarto potrebbe trovare già un buon riscontro. Anche perché le vie principali del territorio sono dotate degli appositi contenitori per la deposizione dei rifiuti differenziati e si spera che questa possibilità venga estesa, al più presto, a tutte le zone decentrate ( non raggiungibili dai mezzi attrezzati per lo svuotamento dei contenitori) grazie all’attivazione del capillare sistema di raccolta “ porta a porta “. Mentre, per quanto riguarda la componente costituita dai rifiuti organici ( Scarti di alimenti, di cucina, dell’orto e del giardino ), poiché nel nostro ambiente buona parte delle abitazioni dispone di un annesso giardino, la più proficua destinazione sarebbe quella della trasformazione in compost, tramite l’impiego di apposite Compostiere . Compostiere per le quali, da anni, si rinnova, ancora senza esito, la richiesta alle Amministrazioni Comunali di turno, visto che a Roma ( ed in altri Comuni dei Castelli, per iniziativa delle competenti Amministrazioni ), tramite l’ AMA, a partire dal 2003, sono state distribuite, a titolo gratuito, alle famiglie residenti nei municipi periferici che, disponendo di una superficie di 25 mq di giardino per componente , ne hanno fatto richiesta. Con il riconoscimento di un beneficio aggiuntivo dello sconto del 30 % sulla parte variabile della Tariffa Rifiuti, oltre all’utilizzazione del compost prodotto. Pratica che, se estesa all’ impianto di compostaggio del quale dovrebbe essere dotata l’Isola Ecologica , in grado di trasformare la totalità dell’umido di tutto il territorio comunale , costituirebbe una preziosa fonte di fertilizzante-ammendante, atto a compensare le gravi carenze di sostanza organica che accusano i terreni coltivati del comprensorio, ormai concimati quasi esclusivamente con composti chimici che, favorendo la mineralizzazione della sostanza organica residua, privano i terreni stessi dell’elemento aggregante, esponendoli all’inaridimento e alla disgregazione. Inoltre, la componente organica del suolo che, in condizioni ideali dovrebbe aggirarsi intorno al 2.5 – 3. 0 %, rappresenta un provvidenziale serbatoio di Carbonio che viene liberato in atmosfera, sotto forma di CO2, via via che diminuisce la sua dotazione. Il che, ovviamente, non si concilia con le finalità del progetto “ Roma per Kioto” che, si prefigge, appunto, di contribuire al conseguimento degli obiettivi del protocollo di Kioto. Mentre sarebbe sufficiente accrescere dello 0.15 la quantità di sostanza organica della superficie arabile Italiana, per fissare, sottraendola dall’aria, una quantità di CO2 di 440.000.000 di tonnellate, equivalenti all’emissione annuale , nazionale, registrata nel 1999. Senza contare la non trascurabile influenza che esercita il Carbonio fissato nella sostanza organica su tutte le funzioni fisiologiche dei vegetali: prima fra tutte sull’intensità del ciclo della “Funzione Clorofilliana” , in virtù della quale, soltanto le piante dispongono della capacità di assimilare, sottraendole sempre dall’aria, ulteriori ingenti quantitativi di CO2. Quanto sopra auspicato sarebbe agevolmente realizzabile , soltanto nel caso in cui si riuscisse a stabilire delle sinergie convergenti di pensiero e di azione, fra quanti hanno a cuore, e ci si augura di essere in tanti, il conseguimento di una condizione di sviluppo sostenibile , cioè tale da soddisfare i reali bisogni dell’Esistente, senza compromettere, irrimediabilmente , gli equilibri naturali e la qualità della vita delle generazioni future. D. Brancato
Inviato da : Data comunicazione : 10-03-2008